Tecniche di memorizzazione: quali sono le basi neurologiche?

Il rapporto tra tecniche di memoria e elementi neurologici è oggetto di studi da molti anni. 

Erano gli anni ’50 quando il neurologo canadese Wilder Penfield scoprì che attraverso la stimolazione elettronica di una parte della neocorteccia celebrale si poteva recuperare un ricordo lontanissimo nei suoi più precisi dettagli.

Questo dato è sicuramente indicatore di un fatto importante: ogni ricordo, ogni evento vissuto, ogni esperienza avuta, vengono immagazzinati nella mente come se la memoria lavorasse in modo perfetto e infallibile. 

Alla luce di questa constatazione, come spiegare tutti quei fatti, quegli eventi, quelle esperienze che restano poco nella nostra mente e vengono dimenticate?

Neuroni e tecniche di memorizzazione

La risposta non si fa attendere: la dimenticanza accade perché non sempre, quando recepiamo un’informazione, sappiamo dove andarla a depositare nel nostro cervello per fare in modo che, all’occorrenza sia recuperabile. 

Questo è il motivo per cui nel corso della storia – da Cicerone a Giordano Bruno, da Quintiliano a Leibniz – molti scienziati e filosofi hanno cercato di elaborare teorie e tecniche di memorizzazione a cui l’individuo potesse ricorrere per avere la certezza di recuperare informazioni importanti nella memoria.

Il 1991 fissa un punto importante nella storia della memoria, quando Kandel scopre che la stimolazione dei neuroni attraverso l’esperienza porta al rilascio di neurotrasmettitori che stimolano specifici recettori generando nuove sinapsi

Le emozioni

Un altra scoperta interessante, che arricchisce non di poco questo quadro sulla memoria, riguarda le emozioni

Grazie all’analisi delle funzioni neuronali si è scoperto che le emozioni lavorano nella stessa area del cervello dedicata al ricordo delle esperienze.

Quindi un’emozione nuova genera esperienze nuove e dunque nuovi ricordi.

Se non ci fermiamo il viaggio diventa infinito.
Per ora ci fermiamo ma qui: nel punto in cui ci è chiaro come le scoperte neurologiche abbiano poi favorito la ricerca e l’elaborazione di tecniche capaci di stravolgere le modalità di apprendimento facilitando la vita di chi le applica.
Questo è che facciamo di solito.

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